domenica 24 aprile 2011

Uovo di Pasqua? No, frittata

Diamo a Mauro (Bergonzi) quel che è di Mauro: un recupero prolungato oltre misura, con annesso piazzato dal limite inventato di sana pianta - allucinogena, I suppose - consegnano al sinistro caldo dell'eterna promessa Lodi il pallone del clamoroso pareggio catanese - e, di riflesso, il capitolo "Champions League 2011-2012" al sempre più voluminoso "Libro dei flop juventini del post-calciopoli". E la frittata - altro che uovo di Pasqua... - è servita.
Onestà-intellettuale-muniti, lasciamo al piagnone perenne Mazzarri gli scaricabarile-senza-ammissione-di-responsabilità, e diamo pure a Gigi (Delneri) quel che è di Gigi. E della sua miope lettura delle partite. Assolto per insufficienza d'alternative sull'avvicendamento tra calamità destrorse - Sorensen per Motta - a gridar vendetta è la prematura rinuncia all'"illuminato" Del Piero, autore di un uno-due un po' così - di rigore (dubbio) l'uno, di carambola il due - ma soprattutto unico avanti ispirato dell'undici iniziale. Per stessa ammissione dell'eroe di serata Lodi, l'uscita del 10 bianconero ha regalato speranza - e metri - ai Simeone boys, che di lì a poco - sarà mica un caso? - realizzeranno il 2-1, preludio al clamoroso finale.
Dalle tavole della legge delneriane: "non avrai altro modulo all'infuori di me" - laddove "me" sta per "quattroquattrodue". Trattasi di fondamentalismo tattico all'ennesima potenza, in barba alle recenti e poco-convinti-ma-convincenti aperture a differenti disposizioni. Non si spiega altrimenti il perseverare su di un modulo, reso obsoleto dalla rinuncia alla sua unica "giustificazione" - Del Piero, per l'appunto - tanto da travestire l'involuto Krasic da partner di Toni - paracarro buono solo ad "anestetizzare" le ripartenze orchestrate dai veloci esterni bianconeri. Al resto c'ha pensato Pepe - subentrato proprio al capitano - colpevole d'aver dilapidato un quattro vs. uno ammazza-Catania. Prima del pareggio-beffa, c'è tempo per un'altro contropiede sprecato - stavolta dal serbo; dopo, solo rimpianti e scuse - nel senso di giustificazioni.
L'ossigeno puro di matrice interista e parmigiana - leggasi, le contemporanee sconfitte pomeridiane di Lazio e Udinese, quest'ultima annichilita da una doppietta del resuscitato Amauri (doppio sigh!) - è dunque inquinato dai gas tossici fuoriusciti dall'ormai disastrato reattore - denuclearizzato - bianconero. A rendere ancor più irrespirabile l'aria di Vinovo, le parole del tuttologo juventino Balzarini versione inviato-di-guerra per "Controcampo", che rilanciano l'ipotesi di un Delneri-bis. A guardar bene, blindati da contratti sontuosi i sogni bagnati Capello, Spalletti e Villas Boas - mettiamoci pure Mazzarri - a meno di scommesse assai rischiose - dall'anacronistico Gasperini al burbero-cuore-Juve Conte, passando per l'offensivista Rossi - ed improbabili tentazioni esotiche - Benitez? Van Gaal? - le alternative, in effetti, latitano. Il recente incontro tra il manager De Bellis e Marotta ha spinto radiomercato a rispolverare l'ipotesi-Mancini - attuale manager del City, da tempo in rotta con proprietà e squadra: difficile, soprattutto perchè inviso alla piazza, memore del suo passato nerazzurro, "impreziosito" da dichiarazioni al vetriolo anti-Juve-di-Moggi - che pure ne ha sponsorizzato la candidatura.
La storia recente insegna che cambiare-tanto-per-cambiare serve a poco - ma pure l'inopportunità dell'insistere su un progetto tecnico già fallito. Morale della favola: comunque vada, sarà un in-successo. L'ennesimo, di un incubo (poco)bianco(molto)nero senza fine.

giovedì 7 aprile 2011

Leonardo da Perdi

Mestiere ingrato quello di allenatore, primo dei colpevoli nei giorni di dis-Grazia, ultimo dei meritevoli in quelli di Gloria. Ne sa qualcosa il tecnico interista Leonardo, ripudiato da critica e pubblico - nerazzurri e non - gli stessi che lo avevano elevato a novello messia del futbol bailado dopo i primi sentori di remuntada. Se è vero che il voltagabbanismo è un malcostume nazional-popolare, è altrettanto vero che il buon Leo l'ha foraggiato di brutto, propiziando i centottanta-e-passa minuti più disgraziati della recente epopea morattiana. Milan e Schalke 04 sentitamente ringraziano.
Il suo pressapochismo tattico ha ucciso alibi arbitrali - l'offside, non ravvisato, di Pato sul 2-0 Milan - e sanitari - l'infortunio in corso d'opera dell'ottimo Stankovic in CL. Pur privo dei titolari designati d'inizio stagione - Lucio e Samuel - Leo ha potuto schierare - a protezione del-numero-1-dei-numeri-1 Julio Cesar - una difesa facente perno sulla coppia Ranocchia - miglior prospetto difensivo nazionale - Chivu - restituito al ruolo prediletto - affiancati da Maicon e dal sempiterno Zanetti. Tanta roba, non fosse che... "la fase difensiva, questa sconosciuta". Se mezza squadra si fa beatamente i fattacci suoi in fase di non possesso, ecco che Ranocchia diventa... ranocchio, e Chivu fa il pieno di rossi. Lontani sono i tempi dell'Eto'o terzino aggiunto di mourinhana memoria... E poco importa che sia i cugini che i tedeschi fossero privi delle loro principali bocche da fuoco - rispettivamente Ibrahimovic e Huntelaar, finalizzatore puro che il Leonardo rossonero schierava perlopiù esterno d'attacco...
In attesa di constatare lo spessore del Leo-dirigente, il terrificante uno-due in salsa italo-crucca ha stroncato due terzi del Leonardo-uno-e-trino - il Leo-allenatore ed il Leo-motivatore. Inconcepibile - in occasione del derby - la rinuncia iniziale al brillante Stankovic. Eppoi: perchè perseverare sull'imbalsamato Motta versione schermo difensivo in luogo di Cambiasso? E ancora: perchè panchinare Nagatomo - rinforzo invernale al pari di Ranocchia, Kharja e Pazzini, alla faccia (paciosa) di Benitez - a favore del 38enne Zanetti, fulminato dalle giovani saette Abate e Farfan? Tanti, troppi, quesiti senza risposta. O forse una risposta onnicomprensiva - che odora di sentenza definitiva - c'è: "caro Leo, mi consenta, il mestiere d'allenatore non fa per lei. Con affetto, AC Milan & FC Schalke 04".

lunedì 14 febbraio 2011

(sempre più) Pazzi di Matri

In principio fu l'Udinese, a seguire la Juventus: il ko in terra sabauda certifica l'allergia dell'Inter leonardiana ai colori bianconeri.
Merito del ritrovato Buffon, poco sollecitato dagli stitici avanti nerazzurri ma sempre sul pezzo - vedi provvida uscita su Eto'o a dieci dalla fine.
Merito del cucciolo danese Sorensen, autore della pennellata valsa la capocciata decisiva di Matri, nonchè capace di ammansire la pantera nera Eto'o. Il camerunense fiuta sangue giovane e "facile" - stante il fisicaccio del nostro e l'idiosincrasia-al-rinculo di Krasic - indipercui gravita sul centrosinistra, salvo strusciarla di rado ed incidere ancor mano. Al netto di fisiologiche balbuzie, una prestazione da tramandare a nipotini e future generazioni di terzini destri.
Merito di Beckembarzagli, troppo bello per esser costato giust'appena un miliardo scarso del vecchio conio, e complice del - positivo, nonostante due piedi made in Rowenta - flash-back tattico chielliniano. La Pazzia si fa così piccola piccola, grazie anche ad un Bonucci - finalmente - essenziale&risoluto.
Merito di Matri, lo stoccatore Matri - un gol a partita di bianconero vestito: niente male per un ripiego - lo stoico Matri - che da una sua costola - incrinata? - sia nata stasera una nuova Juve?
Onde evitare elenchi della lavandaia, merito "cumulativo" - nonostante le prestazioni "filo-interiste" dei subentrati Iaquinta&Pepe&Sissoko - di palle in 4D distribuite più o meno equamente nell'undici delneriano, con menzione d'onore - a parte i soliti noti - per l'altra new entry invernale, quel Luca Toni prematuramente bollato-come-bollito.
Ordunque, escludere Marotta dai meritevoli d'encomio sarebbe lesa maestà. Dopo gli sperperi estivi, gennaio è tempo di riscatto-low-cost. Per i riscatti - salati - dei vari AquiMatri&co., ripassare tra qualche mese, dopo ulteriori verifiche. A partire dalla prossima trasferta di Lecce, laddove confermare i progressi dell'ultima settimana, con annesse velleità d'Europa-che-conta.

venerdì 11 febbraio 2011

V-Ibra-zioni negative

Ricordate l'Ibra spossato di uno spot pubblicitario con Uma Thurman e Hugh "dottor House" Laurie? Ebbene, la finzione pubblicitaria prende vita: lo svedesone, giusto l'altro giorno, ha candidamente ammesso d'essere a corto di benzina. C'è poco da stare Allegri in casa Milan - stante anche il non-gioco rossonero facente perno in toto sul connubio fisicità&tecnica made in Malmoe, con buona pace degli esteti - Berlusca in testa.
Non sorprende constatare come, ad oggi, i rossoneri non abbiano pagato dazio alla "fuga di cervelli" in atto da mesi, tra infortuni - Pirlo - declini - Seedorf - e addii - Dinho. Ibra - in quanto mente&braccio - è un tacito invito al "palla-lunga-e-pedalare" di manciniana - e ancor prima capelliana - memoria, indipercui non abbisogna dell'assist-enza del regista di turno. L'undici rossonero è disegnato a sua immagine e somiglianza. E' il Milan - tra gli altri - degli onesti peda(la)tori alla Boateng: e difatti, la perdurante assenza del (Kevin) Princ(ip)e ha costretto l'ex tecnico del Cagliari a rimescolare la carte dalla mediana in su. Buon per lui che abbia pescato il "jolly" Robinho - reinventato trequartista - coperto da un centrocampo "tutto-sciabola-no-fioretto" - decorato coi freschi tulipani d'importazione Emanuelsson e Van Bommel. A farne le spese, i succitati Seedorf e Ronaldinho, un tempo punti fermi, oggi "fermi. Punto" in campo, e mestamente avviati lungo Sunset Boulevard.
Non sorprende nemmeno il fresco dualismo tra Pato e Cassano, candidati ad occupare l'unica casella rimasta libera in avanti. I mal di pancia del primo e la pancia del secondo esecerbano l'Ibra-dipendenza-rossonera, nonostante il Papero vanti un rapporto minutaggio/gol assai positivo. Questione di feeling: mai sbocciato quello tra il brasiliano e lo svedese, foriero di rimbrotti verso il giovin collega, colpevole di non assisterlo a dovere. Questione (di) tattica: la velocità di Pato andava a nozze con gli assist di Dinho e la generosità di Borriello, mentre soffre l'Ibraccentratore residente in zona sedici metri finali. Ad Allegri il compito di districarsi - celermente - tra croci&delizie dell'Ibracentrismo - ivi compresa la latitanza dei centrocampisti in zona-gol.
Mancano i gol - tra gli altri - del pluriinfortunato Pirlo, costretto ai box dall'ennesima, freschissima, ricaduta per i prossimi sessanta giorni. Il bel gioco può/deve attendere, la classifica no, onde evitare che il fiato sul collo dei cugini mozzi il fiato(ne) rossonero, regalando al presidentissimo Berlusconi l'ennesimo smacco stagionale, roba che nemmeno una doppia razione giornaliera di bunga bunga potrebbe lenire.

giovedì 10 febbraio 2011

... speriamo

A volte ritornano... speriamo.
Alberto - Aquilani - e Milos - Krasic - sono usciti dal gruppo per abbandonarsi ad un perdurante letargo.Giustificabile, certo - si pensi alla cronica discontinuità - complici anche infortuni a iosa - del primo, e alla fisiologica usura-da-(sovra)utilizzo-no-stop del secondo - ma assai preoccupante. Il gioco dei due s'è fatto progressivamente grigio e monocorde, con evidenti ripercussioni sulle fortune bianconere. Al resto - nel caso del serbo - provvede il pregiudizio arbitrale, figlio d'un indimenticato carpiato doppio coefficiente 2 - come le giornate di s(acrosanta s)qualifica post-Bologna - che lascia impunito ogni tentato stupro ai suoi danni.
Onde evitare che il prossimo "stupro" sia quello subito dai sogni di gloria della Juve delneriana tutta, urge celere recupero. Recupero che rima con riposo. Non prima, però, d'aver incrociato i tacchetti con la storica nemesi a strisce nerazzurre. Essì, perchè se è vero che Delneri abbisogna di uomini "al-dente-e-non-stracotti" per salvar la pelle contro Eto'o&co., è altrettanto vero che le alternative sconsigliano di panchinare i due sin da domenica sera. Se ne riparlerà, ordunque, settimana prossima, sempre che "la-partita-delle-partita" non abbia effetti taumaturgici sui muscoli incartapecoriti dei fu-trascinatori-d'inizio-stagione.
Flashback: un-anno-e-uno-sputo fa, fu 2-1 Juve, ultimo squarcio di luce prima dell'oblio. Ed è proprio la ritrovata vena dei nostri eroi la condicio sine qua non per una stagione finalmente degna di cotanta storia. Cartampo canta: la Juve delneriana non può prescindere e dall'illuminata regia dell'ex giallorosso, e dalla furia agonistica della freccia bionda. Albe, Milos, se ci siete, battete un colpo. Meglio se al cospetto di Julio Cesar...

martedì 8 febbraio 2011

A volte ritornano...

A volte ritornano.
La vittoriosa trasferta cagliaritana ha visto il ritorno alle origini di Giorgio Chiellini, riciclato terzino sinistro più per necessità che per effettiva convinzione, stante la perdurante carestia di decorosi ed integri interpreti del ruolo in zona Vinovo. Niente di nuovo sotto il sole: l'assist vincente per l'1-2 di Matri è l'eccezione che conferma la regola di un feeling mai esploso col cuoio, così come l'intervento mancato sul pareggio di Acquafresca ci ricorda che "la potenza è nulla senza controllo".
Senza la guida - spirituale e non - Legrottaglie-post-folgorazione-sulla-via-di-Damasco - o chi per lui - il nostro perde spesso la trebisonda, denunciando preoccupanti lacune nell'uno contro uno e alla voce "senso-della-posizione". Meglio sulla fascia, dunque? Ma anche no, causa piedi fucilati e fase difensiva lacunosa. Che poi venga considerato - ciononostante, e A RAGIONE - il miglior centrale italiano la dice lunga sulla decadenza di una scuola un tempo gravida di eleganti registi difensivi ed arcigni marcatori. Nondimeno, il fatto che sia una spanna-e-passa sopra i compagni di reparto in bianconero è indicativo dell'"organico-groviera" a disposizione di Delneri. Di qui a giugno, il cingolato targato Livorno sarà presumibilmente investito del poco edificante ma essenziale ruolo di tappabuchi extralusso: al centro o a sinistra, secondo necessità.
Sia chiaro: lunga vita a Capitan Futuro - a meno di proposte indecenti. Però... in risposta a quelli che "ci-vorrebbero-11-Chiellini": "no, grazie", almeno fin quando a calcio si giocherà anzitutto coi piedi. Uno basta - non avanza (nulla di questi tempi), ma basta.